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18 gennaio 2024: la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) pubblica il Bilancio Integrato 2022, un articolato documento contenente informazioni, finanziarie e non, inerenti l’attività svolta sul pianeta calcio nel corso del 2022.

Molto bene: gli sforzi delle organizzazioni, imprenditoriali e non, verso una maggiore e migliore trasparenza vanno sempre accolti con favore. Se rendiconto e comunico quello che faccio, anche in assenza di precisi obblighi normativi, devo necessariamente assumermi la responsabilità di ciò che scrivo. Importante, quindi, uscire allo scoperto.

FIGC ha cominciato questo percorso già da diversi anni, e sicuramente non è facile rendicontare risultati e prospettive di un settore ad alta complessità (e tanti problemi) come quello del calcio.

Ma cos’è un bilancio integrato? La Federazione prende, come riferimento, l’Integrated Reporting Framework. Quindi:

  1. un Report Integrato è una comunicazione sintetica che ha lo scopo di illustrare e dimostrare agli stakeholder come la strategia, la governance, le performance e le prospettive di un’organizzazione consentono di creare valore nel breve, medio e lungo periodo nel contesto in cui essa opera;
  2. oltre ai fornitori di capitale finanziario, gli stakeholder interessati al Report Integrato possono includere: dipendenti, clienti, fornitori, partner commerciali e tecnologici, comunità locali, legislatori, regolatori, organismi di regolamentazione e policy makers;
  3. secondo il Framework internazionale <IR>, la determinazione del perimetro è relativa a due aspetti, ovvero l’entità che redige il bilancio e il complesso dei rischi, delle opportunità e dei risultati che sono attribuibili o associati ad entità e stakeholder diversi dall’organizzazione che redige il bilancio e che hanno un impatto sulla sua capacità di creare valore nel breve, medio e lungo termine.

Fatta questa premessa, e partendo dal presupposto che l’informativa sia perfettamente compliant, passo alle impressioni ricavate leggendo velocemente il documento.

Sinteticità e fruibilità

Non occorre un diluvio di informazioni: il report, per essere efficace, deve essere sintetico, chiaro ed essenziale nei suoi contenuti. Perché? Perché l’utilizzatore è interessato alle prospettive future dell’organizzazione, non solo a quanto la governance sostiene di essere o essere stata brava, di fare o aver fatto. Sul sito Figc sono disponibili:

  • bilancio integrato: file di 234 pagine, di cui 35 contenenti solamente foto (molto belle e di forte impatto, però non aggiungono nulla all’informativa);
  • cartella stampa completa con i principali highlights: file di 8 pagine, 3.396 parole, tanti numeri e informazioni, ma assenza totale di tabelle e grafici;
  • video della durata di poco più di 8 minuti: di fatto, un mega spot.

Francamente, tanto materiale. Forse troppo?

Il mio (opinabilissimo e poco autorevole) punto di vista: meno documenti, meno parole, più sintesi, più chiarezza. Molte pagine del report non sollecitano alla lettura, sembrano pensate più come un esercizio di grafica ed estetica (quindi comunicazione) che per un’esigenza di rendicontazione efficace, e le informazioni si perdono (penso, ad esempio, a un lettore dislessico).

In considerazione, poi, della voluminosità del documento, dei collegamenti ipertestuali sarebbero stati di grande utilità.

Stakeholder

I famosi portatori d’interessi, soggetti interni ed esterni all’organizzazione: a pagina 14 troviamo un bel dettaglio degli stakholder interni, mentre, per avere una panoramica di quelli esterni, occorre passare a pagina 76, dove si parla di stakeholder chiave, che influenzano e sono influenzati dall’organizzazione”. Con grande sorpresa non trovo espressamente indicate le banche (sono tra i fornitori?) nonché l’Agenzia Entrate ed enti previdenziale (rientrano tra i Ministeri?).

Impatti e rischi

Quali sono i rischi specifici e le opportunità che influenzano la capacità dell’organizzazione di creare valore nel breve, medio e lungo termine e in che modo sono gestiti? Nel documento vengono evidenziati gli impatti positivi del calcio sul sistema paese. E quelli negativi? Il report, secondo me, dovrebbe informare meglio (non necessariamente con “più dati”, bensì con dati più centrati) su alcuni passaggi chiave, come il modello di business e le problematiche economico-finanziarie.

Un esempio? Al tema Superlega, fortemente materiale, è dedicato soltanto questo passaggio di pagina 23: “Decisa opposizione della Federcalcio al progetto di creazione di una “Super League” chiusa (emanazione della cosiddetta norma “anti Superlega”)”. E se il progetto, invece, andasse avanti, quali sarebbero gli impatti sull’organizzazione e i suoi affiliati? E le alternative? Vista la rilevanza della questione, mi sarei aspettato qualcosa in più (descrizione rischio e potenziali impatti, piani di mitigazione, opportunità derivanti dal rischio, monitoraggio continuo, etc.).

Altro esempio? La sostenibilità economico-finanziaria. Potrebbe essere utile (per lo stakeholder esterno, ovviamente) avere un’idea dell’indebitamento verso banche e fisco e dell’incidenza sul totale, del numero di società in maggiore difficoltà, degli scenari ipotizzabili a seguito di uno stress test, etc.

Insomma le criticità si perdono in un mare di informazioni, dati, immagini e colori.

Gli SDGs

A pagina 17 sono riportati i “…9 SDGs che la Federazione Italiana Giuoco Calcio persegue maggiormente (insieme ad alcuni esempi di progetti), in coerenza con i propri obiettivi e la propria strategia…”. Mi chiedo: come sono stati individuati i 9 SDGs? Sono stati coinvolti gli stakeholder? Se sì, in che modo?

Rating Esg

Pagina 177: “…OpenEconomics, società specializzata in asset pricing e analisi economiche applicate all’industria del calcio, ha sviluppato in collaborazione con la FIGC la misurazione delle performance della Federcalcio nell’ambito della valutazione dei rischi Ambientali, Sociali e di Governance all’interno del contesto in cui la Federazione si trova ad operare. La FIGC è la prima Federazione sportiva in Italia che, oltre ad aver elaborato una propria Strategia di Sostenibilità, è stata in grado di misurare con una prima sperimentazione anche il relativo rating ESG…”. Ormai è la parola magica: rating Esg! Sorvolando sul dibattito su questo tema (e sull’affidabilità dei vari rating e punteggi…), ricordo solo che è in arrivo il regolamento comunitario che disciplinerà la materia. È vero, il rating raggiunto da FIGC è il risultato di una sperimentazione nata da una collaborazione con OpenEconomics: apprezzabile l’impegno, però i rating, per definizione, presuppongono, tra l’altro, terzietà del valutatore. Quelle che, però, maggiormente mi hanno colpito, sono le parole misurazione, valutazione, strategia: ma se ho elaborato una strategia di sostenibilità e sono in grado di misurarla, perché non scendere nel merito delle performance e dei risultati attesi, magari facendo ricorso allo standard GRI?

Conclusioni

Molto semplici, ho fatto vedere il documento a tre diciassettenni:

  1. ragazza che pratica ginnastica;
  2. ragazzo che pratica karate;
  3. giovane calciatore che pratica abitualmente attività agonistica con una Ssd.

Tutti e tre hanno un percorso scolastico regolare: 1 e 2 hanno risultati scolastici brillanti, 3 (il calciatore) naviga dignitosamente su livelli sufficienti, e dovrebbe comunque essere il soggetto maggiormente interessato. Risposte ottenute:

  1. “mi lascia indifferente”;
  2. “ma è celebrativo!”;
  3. “un file di 234, pagine non ci penso proprio ad aprirlo”.

Alè, oh oh! Alè, oh oh!

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