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Gli alunni di elementari e medie al lavoro per descrivere le ricadute positive della loro scuola anche con disegni e video: “Racconteremo tutto, dalle lezioni di coding fino alle lezioni in ospedale”

A fare il bilancio sociale della scuola Peyron di Torino penseranno gli alunni. “Hanno compreso cos’è e a cosa serve e hanno deciso, insieme ad alcuni docenti, di occuparsene direttamente”, spiega la preside Tiziana Catenazzo. E racconta: “Stanno quindi lavorando per arrivare a un documento che fornisca solo dati essenziali sull’efficacia delle strategie attivate, in modo da consentire a tutti di verificare i risultati, anche dal punto di vista delle ricadute sociali e della qualità della vita”.
Il bilancio sociale è diventato un obbligo per le scuole. Solitamente se ne occupano gli adulti, ma nel caso dell’istituto comprensivo torinese saranno anche gli alunni a collaborare. “Il compito di realtà è appena partito, e le discussioni di questi giorni vertono sulla descrizione del contesto e la definizione degli obiettivi. I bambini sono molto concreti”, dice la maestra Susj Brotto della quinta A.
Nel documento i giovanissimi allievi dovranno cercare di misurare i risultati conseguiti dalla loro scuola. Dopodiche, “penseremo a comunicarlo entro la fine dell’anno”, dice Mia, una delle studentesse coinvolte. “Il nostro documento sarà un facile strumento di informazione delle azioni messe in atto dalla scuola”, aggiungono Matteo, Lavinia, Paolo e Gabriele.
Spesso i bilanci sociali sono freddi e non semplici da capire. Alla Peyron però il documento sarà ricco di disegni, racconti, video: “Vogliamo una formulazione molto semplice il cui stile e contenuti verranno scelti da noi alunni”. Ci lavoreranno allievi sia delle elementari che delle medie e la quinta A di via Ventimiglia sta facendo da apripista. “Abbiamo svolto – spiega Cecilia – diversi laboratori. Ci siamo soffermati sul benessere del nostro quartiere e siamo andati a visitare Palazzo Nervi  Abbiamo anche parlato di un argomento come il bullismo su cui abbiamo ragionato molto. Vogliamo essere bravi cittadini e quindi parteciperemo a laboratori in cui parleremo di cittadinanza”.
Le riflessioni partono da quanto ogni giorno si fa in classe, e come lo si fa. “Nella nostra classe si sta molto insieme, principalmente si gioca in compagnia oppure si lavora in gruppo – scrive Caterina – di litigi nella nostra classe non ce ne sono quasi mai, di solito siamo molto attivi”. Alcune classi stanno pensando di sviluppare un lavoro sulle emozioni utilizzando il coding (scratch), altre di proporre una rendicontazione fondata sulla pedagogia dei genitori e sui gruppi di narrazione per l’orientamento, oltre che di spiegare come da anni si lavora sull’inclusione con ottimi risultati. Per non dimenticare il lavoro svolto nella sezione ospedaliera della Peyron, che è Scuola Polo regionale per l’istruzione in ospedale da oltre vent’anni.

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