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Il mondo del lavoro sta subendo continue evoluzioni, sempre più ravvicinate nel tempo. Questi continui cambiamenti fanno sì che alcuni lavoratori convivano con il dubbio che in un futuro non troppo lontano il loro lavoro possa non esistere più od essere sostituito da macchine. Secondo indagini recenti, l’impiego di nuove tecnologie già note determinerà entro il 2030 una riduzione dal 15 al 30% del monte ore di lavoro umano a livello mondiale, l’equivalente di circa 600 milioni di occupati a tempo pieno.
la storia ci insegna che il cambiamento non ha mai comportato solo una perdita del lavoro.  Sin dalla prima rivoluzione industriale, con l’introduzione del telaio meccanico, molti tessitori avranno temuto di rimanere senza occupazione. Di fatto la tessitura a mano è stata sostituita dal lavoro delle macchine ma si sono aperti molti nuovi posti di lavoro come, ad esempio, nelle industrie produttrici del telaio meccanico.

Cooperazione human – machine

Molta strada si è fatta dal 1800 ad oggi. Stiamo assistendo all’avvento dell’industria 5.0, la quale richiede una cooperazione tra lavoro umano e robotico, non vi è più una competizione ma una vera e propria integrazione tra le attività che possono essere svolte dai robot e dai computer e quelle svolte dall’essere umano. Centrali, nel nuovo mondo del lavoro, sono le skills in ambito di integrazione human and machine. Secondo uno studio di Accenture “IT’s Learning”, l’81% delle mansioni subirà l’impatto della robotizzazione. La crescente introduzione di automazione e intelligenza artificiale richiederà l’aggiornamento della maggior parte delle attività nel mondo produttivo, delle mansioni e dei processi di integrazione tra uomo e macchina. Il processo di integrazione sarà fondamentale e se ben progettato porterà benefici economici importanti a livello mondiale. In questo contesto il ruolo della direzione del personale sarà strategico: dovrà massimizzare il rapporto uomo-macchina, incanalando il potenziale dei lavoratori e ne dovrà ripensare il lavoro.  Dovrà ridefinire il sistema delle competenze e l’impianto organizzativo. L’impiego delle nuove tecnologie richiede inoltre nuove competenze e un nuovo modo di comunicarle
Secondo Accenture quindi saranno indispensabili nuove skills e professioni, legate all’avvento delle tecnologie innovative, che tra le altre cose porterebbero un aumento dello 0,6% del Pil. Se questo adeguamento produttivo non avvenisse, stima uno studio della società, ci sarebbe il rischio di una perdita di Pil pari a 170 miliardi.

Ma allora è giustificato il timore dei lavoratori?

Il timore dei lavoratori non è del tutto ingiustificato in quanto i nuovi posti di lavoro che si andrebbero a creare richiederebbero competenze ingegneristiche e informatiche di alto livello, difficilmente apprendibili con la sola esperienza, mentre i posti di lavoro che saranno sostituiti sono quelli a bassa componente intellettuale. Inoltre la vita media delle mansioni lavorative si va riducendo in modo sostanziale: a fronte di percorsi di apprendistato che durano 5 anni o più, le qualifiche richieste hanno ormai una vita media di due-cinque anni quindi non si potrà contare più sull’esperienza e i dipendenti, per creare valore aggiunto, dovranno aggiornarsi continuamente.
Si richiederebbe quindi ad un soggetto che vuole entrare nel mondo del lavoro -non per forza in un ruolo manageriale- di avere un’istruzione di secondo livello. In molti paesi sviluppati, primo tra tutti l’America, il costo dell’educazione secondaria è cresciuto vertiginosamente negli ultimi 50 anni. Se il costo di un’università pubblica negli Stati Uniti era di circa 600 dollari l’anno negli anni ’60, ad oggi risulta di circa 10.000 dollari e il primo criterio di scelta se accedere o no all’università di un americano a reddito medio è proprio il costo. Accedere al livello di istruzione è sempre più difficile non solo per le classi sociali più povere ma anche per il ceto medio e, paradossalmente, sono proprio i posti di lavoro in capo a questi soggetti che andranno a scomparire.
In un momento in cui l’evoluzione tecnologica è così repentina è importante che gli Stati e gli enti sovrannazionali accompagnino questo cambiamento, cercando di evitare, per quanto possibile, un aumento delle disparità sociali.
 
 
 

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