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Mentre il mondo si sta stupendo per la qualità delle conversazioni in chat che si possono avere con un’intelligenza artificiale, nei laboratori di un’azienda hi-tech italiana si lavora alla prossima innovazione: l’umano digitale. Anzi, due: Rose e Margot.

Reply, multinazionale italiana di consulenza e system integration quotata in Borsa e attiva in tutto il mondo, ha sviluppato infatti i suoi digital human per creare la soluzione perfetta per le aziende: delle entità digitali di tipo “conversazionale”, cioè che parlano in maniera naturale e intelligente con le persone, in grado di essere utilizzate dai marchi in modo coerente in diversi contesti e canali media. Dei gemelli digitali dell’essere umano creati artificialmente e animati in 3D in tempo reale per potersi muovere coerentemente su uno schermo ma anche nel metaverso.

Che cos’è un digital human

Un umano digitale è una rappresentazione virtuale di un essere umano, che può essere utilizzata in molti modi diversi, come ad esempio nei videogiochi, nelle simulazioni di realtà virtuale, nei social media e in altre applicazioni digitali. Un umano digitale può avere l’aspetto e le caratteristiche di una persona reale o può essere un personaggio completamente inventato. In ogni caso, l’umano digitale è una creazione digitale che può interagire con gli utenti in modo simile a come lo farebbe una persona reale.

Nel caso di Reply il digital human è completamente virtuale e composto da due parti: la “mente”, cioè l’intelligenza artificiale che lo rende in grado di “ragionare”, e il “corpo” (virtuale), cioè l’avatar vero e proprio che è capace non solo di muoversi ma anche di collegare la propria gestualità a quello che sta dicendo e al tono con il quale lo sta dicendo.

La storia del digital human di Reply

È il momento in cui nell’informatica entrano parole come prossemica ed empatia, cioè in cui si vede cosa si può veramente fare creando un’entità virtuale intelligente. Il problema, che Reply cerca di risolvere, è come fondere l’aspetto “intellettuale” dell’intelligenza artificiale (Margot, la digital human capace di avere un’interazione effettiva con una forma di linguaggio generativo) con quello più evoluto dal punto di vista “fisico”: Rose, la digital human creata con la tecnologia Unreal Engine 5 che riproduce umani digitali, con tratti e movimenti così realistici da risultare molto aderenti alla realtà.

Stiamo sviluppando dei modelli – dice Giorgia Fortuna, partner di machine learning di Reply – che imitano quel che viene detto normalmente sulla base di una serie di parole. Studiamo questi modelli per usarli nell’ambito dei nostri prodotti ma anche specializzarli a posteriori su tematiche su cui non sono stati addestrati“.

Parlare con il computer

Infatti, di solito le intelligenze artificiali vengono addestrate su ampi settori di conoscenza (tutta Wikipedia o tutti i documenti dell’Unione europea), cosa che però rende impossibile specializzarle in un secondo momento su un particolare gruppo di informazioni. Per esempio per una assicurazione che vuole un chatbot capace di rispondere a tutte le domande dei clienti sulle proprie polizze. Invece, Margot è nata per essere addestrata in maniera conversazionale più semplice e poter poi essere specializzata a seconda delle esigenze del cliente.

Tuttavia, questa è solo la mente. Bisogna metterci anche la faccia (e la voce) per avere una buona conversazione.

Il ruolo dell’empatia

A differenza dei chatbot tradizionali, l’ambizione di Reply è realizzare un servizio digitale per le aziende che abbia una serie di caratteristiche. Intanto, che sia un prodotto che poi diviene effettivamente proprietà dell’azienda, sia nella parte di “intelligenza” che nell’aspetto esteriore. Magari per essere sviluppato visivamente in maniera coerente con il marchio e poi essere utilizzato per spot e campagne di immagine, oltre che come chatbot virtuale.

E poi per essere altamente realistico e flessibile. Empatico. Come spiega Roberto Del Ponte, senior manager di Infinity Reply: “Le tecnologie 3D sono sempre più diffuse e questo sarà a tendere il canale più usato per interagire. Abbiamo costruito il digital human realistico e completamente sintetico, non è la faccia digitale di nessuno in particolare. Può essere l’ambasciatore di un’azienda e l’interfaccia di servizio uomo-macchina per l’azienda con l’empatia che serve ad accorciare la distanza relazionale“.

La complessità dell’animazione di Margot e Rose è che si tratta di digital human che devono essere sia dal punto di vista della postura che da quello dell’espressione in sintonia con la conversazione che sta portando avanti. L’empatia passa dalla capacità di renderla attiva, attenta, tranquilla, vivace, corrucciata, ferma. E a questo si aggiunge la voce, che deve essere capace di adattarsi e guidare le emozioni di quel che sta dicendo, e farlo sia nella propria lingua, sia in quelle straniere.

Margot la Digital Human di Reply

Le origini di Rose

Rose è una digital human figlia dei videogiochi: creata con la tecnologia Unreal Engine 5 che riproduce umani digitali, con tratti e movimenti così realistici da risultare molto aderenti alla realtà. Dimostra come sia possibile sfruttare questi umanoidi in contesti ibridi.

Rose è anche figlia di un’esigenza commerciale di Reply. Gli assistenti digitali di Reply sono pensati per far diventare il normale chatbot con un’interfaccia conversazionale più avanzata e humanlike per sviluppare maggior empatia nell’umano che si ha di fronte. Pertanto, il programma di Reply si focalizza non solo sull’aspetto della naturalezza e autonomia conversazionale, ma anche della qualità grafica, dell’animazione, della voce.

L’empatia infatti si manifesta con l’espressività e la prossemica che, a loro volta, sono realizzate non con delle animazioni preimpostate da “caricare al volo” durante l’interazione, ma con una serie di parametri espressivi che vengono modulati in tempo reale dall’intelligenza artificiale. C’è sempre qualcosa di leggermente meccanico, ma il risultato è molto più sofisticato rispetto a quanto si è visto sinora.

I figli di Margot e Rose

Il grande vantaggio di Margot e Rose, o meglio di quelli che saranno i figli digitali di questa coppia (vale a dire le prossime generazioni di umani digitali) avranno una serie di vantaggi rispetto a quello che vediamo oggi in rete con ChatGPT e le intelligenze artificiali “tradizionali” (se possiamo pensare che ci sia qualcosa di tradizionale nelle intelligenze artificiali che stanno mettendo sottosopra la rete in queste settimane).

La prima è che i digital human di Reply sono già pensati per andare nel metaverso in maniera nativa, e supportare delle interazioni di tipo conversazionale ed empatico. E poi che sono prodotti software, basati sulla piattaforma cloud e le tecnologie di AI di Google, che vengono sviluppati da zero per essere messi a disposizione di un’azienda cliente, senza le limitazioni di utilizzo anche dal punto di vista legale e dei diritti che si hanno quando il cliente vuole, ad esempio, utilizzare l’immagine del suo chatbot anche come “personaggio” in una campagna pubblicitaria di promozione del suo marchio. Con i digital human di Reply, dice Del Ponte, questo è possibile.

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