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Anthony Levandowsk, ex ingegnere e manager di Google e Uber, ha fondato una chiesa per “sviluppare e promuovere la realizzazione di una divinità basata sull’AI”. Perché Dio, a ben vedere, potrebbe essere una macchina

Dopo sette milioni e mezzo di anni, il supercomputer Pensiero Profondo fornisce la risposta alla «domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto»: 42. E se il concetto di divinità artificiale è stato trattato con ironia da Douglas Adams nel romanzo Guida galattica per autostoppisti, l’intento di Anthony Levandowski e della sua associazione religiosa senza scopo di lucro “Way of the Future”, sembrerebbe molto diverso.
Fondato dall’ex ingegnere e manager di Google e Uber, si tratta di un culto nato con l’obiettivo di «sviluppare e promuovere la realizzazione di una divinità basata sull’intelligenza artificiale», si può leggere nel suo statuto. Nata nel 2015, l’esistenza dell’associazione è stata rivelata in un articolo pubblicato su Wired .
Insomma, una religione che non può non rifarsi ai principi della singolarità tecnologica, la teoria in cui si ipotizza il probabile punto di non ritorno della tecnologia: capace di superare l’intelligenza in carne e ossa fino a livelli non comprensibili e prevedibili dagli esseri umani. E se da un lato Elon Musk eStephen Hawkins pensano che le macchine potrebbero diventare una minaccia concreta in grado di mettere a repentaglio l’umanità stessa, Lewandoski è decisamente dalla parte delle menti artificiali. Non è un caso che uno dei creatori delle incarnazioni più terrene e concrete dell’intelligenza artificiale: le auto autonome, abbia deciso di fondare una religione di questo tipo.
L’ingegnere è il fondatore di Otto, società specializzata nel settore dei veicoli che si guidano da soli. Ma prima aveva lavorato al progetto Waymo per Google. Dopo l’acquisizione della stessa Otto da parte di Uber, Lewandoski è stato accusato da Mountain View di aver sottratto e portato con se 14 mila file di segreti industriali. Tra cui la tecnologia LIDAR: un sistema in grado di misurare la distanza del veicolo da un oggetto puntando un raggio laser contro l’ostacolo. In poche parole, gli occhi del veicolo autonomo. In seguito alla causa legale, Uber ha deciso di licenziare l’uomo che nel frattempo era diventato il responsabile del dipartimento auto autonome della società di San Francisco.

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