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«Ci vogliono 20 anni per costruire una reputazione, ma bastano 5 minuti per distruggerla». L’adagio «dell’Oracolo di Omaha», il finanziere miliardario Warren Buffet, comincia a fare scuola nella Torino dei salotti buoni, un tempo adusi solo al chiacchiericcio e oggi alle prese con le bordate degli tsunami mediatici. Così corre al riparo anche Cristina Seymandi, finita suo malgrado nell’occhio del ciclone per il video in cui l’ex compagno Massimo Segre manda all’aria il matrimonio e la accusa di vari tradimenti, ingaggiando nella sua squadra, oltre a un avvocato, il noto penalista Claudio Strata, un esperto di reputazione. 

Nel team che affianca la 47enne imprenditrice torinese è arrivato anche Luca Poma, professore di Reputation Management alla Lumsa di Roma. Poma è uno specialista in corporate social responsibility, digital strategy e crisis communication, ha pubblicato 11 libri ed oltre 150 tra saggi ed articoli, è stato consulente alla Farnesina dell’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi
Nel 2016 è stato il primo in Italia a occupare una cattedra universitaria in management della Reputazione. 

Se Claudio Strata si occuperà della tutela legale di Cristina Seymandi, Luca Poma avrà il compito di tutelarne l’immagine. Nell’era digitale, quella in cui tutti dobbiamo convivere da una decina d’anni a questa parte, dalla diffusione dei dispositivi mobili in poi, la reputazione non rappresenta solo il buon nome di qualcuno, ma tende a sovrapporsi all’idea di persona. Da qui il valore sociale che si trasforma anche in valore economico. Tanto più sei si tratta di manager, imprenditori a capo di un’azienda. Come nel caso di Seymandi che da novembre è ceo di Savio. La web reputation è ormai un asset aziendale e vale un giro d’affari, secondo Digitalia 21, di circa 10 miliardi l’anno. Nel suo libro Il reputation management spiegato semplice, Luca Poma firma un decalogo su come risolvere le crisi aziendali, appunto, partendo, dalla reputazione. Al primo posto figura la qualità del prodotto, al secondo l’autenticità, a seguire l’ascolto, la mappatura, saper prevedere scenari. E soprattutto sapere chiedere scusa.

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