“Lo scenario competitivo mondiale è caratterizzato sempre di più dalla circolazione di persone, beni e capitali, filiere di fornitura globali e conseguentemente da un’ampia esposizione ai rischi. C’è dunque una crescente richiesta di informazioni affidabili sulla reputazione delle imprese, inclusi i rischi ESG (Ambiente, Sociale, Governance). Per questo motivo ho voluto promuovere un progetto di ricerca per indagare sul tema, coinvolgendo un team di ricercatrici e ricercatori italiani: scopo del progetto era valutare proprio le attuali pratiche di reporting non finanziario ed ESG delle aziende, nonché promuovere una migliore qualità delle informazioni in quest’ambito e analizzare la percezione dei cittadini sulle scelte sostenibili delle aziende”, così in una nota Tiziana Beghin, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, a margine dell’evento di presentazione dello studio.
“La ricerca ha rivelato che il 70% delle aziende con bilanci di sostenibilità convalidati ha basato le valutazioni solo su documenti prodotti internamente, senza alcun audit da parte di esperti esterni, generando di conseguenza criticità formali e sostanziali. Inoltre, la percezione dei cittadini riguardo alle dichiarazioni di sostenibilità è scarsa, con un basso livello di fiducia e la convinzione che le aziende utilizzino la sostenibilità per fini pubblicitari e di marketing. I dati emersi dalla ricerca sono preoccupanti, sia perché l’assenza di norme stringenti sull’attribuzione dei rating ESG e la conseguente facilità con la quale vengono rilasciati rischia di svilire l’impegno delle tante aziende davvero virtuose, sia perché evidenziano una crescente crisi di sfiducia da parte dei cittadini europei. Serve un serio confronto sulle migliori pratiche nel campo del reporting non finanziario e della percezione pubblica, condividendo raccomandazioni per migliorare questi aspetti cruciali per le aziende nell’Unione europea”, ha concluso Beghin.