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Ed eccoci nuovamente – ahimè – a commentare un caso di esposizione pubblica di disturbi alimentari da parte di alcuni creator. Questa volta parliamo di della creator Leila, ricoverata in strutture psichiatriche o cliniche riabilitative, che ha condiviso – e condivide tuttora – sui social media contenuti che ritraggono le proprie condizioni fisiche in modo estremamente preoccupante.

La possibilità di condividere la propria esperienza con gli altri è un diritto fondamentale. Tuttavia, quando la condivisione di contenuti riguardanti disturbi alimentari diventa una forma di esibizionismo o di ricerca di attenzione, si oltrepassa un confine delicato. La diffusione di immagini che di corpi emaciati o comportamenti alimentari disfunzionali può avere un impatto negativo su un pubblico particolarmente vulnerabile, come gli adolescenti, e contribuire a normalizzare pratiche pericolose.

La vicenda solleva interrogativi sulla necessità di un monitoraggio più attento delle attività svolte all’interno delle strutture che si occupano di disturbi alimentari. È fondamentale garantire che i pazienti non siano esposti a situazioni che possano compromettere il loro percorso terapeutico e che non utilizzino i social media per promuovere comportamenti dannosi.

Le piattaforme social, i loro algoritmi che regolano la distribuzione di contenuti, e le cosiddette “regole della community”, che autorizzano o cassano la pubblicazione di determinati contenuti relativi a temi “sensibili”, hanno un ruolo cruciale in questa vicenda. Da un lato, offrono la possibilità di creare comunità di supporto e di condividere esperienze. Dall’altro, possono diventare uno strumento per la diffusione di contenuti nocivi e pericolosi. È necessario che le piattaforme adottino misure più efficaci per contrastare la diffusione di contenuti che promuovono disturbi alimentari e per proteggere gli utenti più vulnerabili.

Gli influencer hanno una grande responsabilità nei confronti del loro pubblico. È fondamentale che utilizzino i loro canali per promuovere messaggi positivi e per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della salute mentale e del benessere.

La diffusione di contenuti che ritraggono disturbi alimentari sui social media è un fenomeno complesso e multifattoriale. Per affrontarlo in modo efficace, è necessario un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle strutture sanitarie, delle piattaforme social e degli stessi influencer.

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