Che gli influencer e i blogger tecnicamente NON esistano e che gran parte delle campagne di influencer marketing siano pianificate in maniera grossolana, per usare un eufemismo, è una cosa che abbiamo già avuto modo di spiegare relativamente di recente, anche di persona.
Se già ad inizio anno il NYTimes aveva spiegato bene come funzioni “la fabbrica dei follower”, sono di questi giorni le dichiarazioni del CMO di Unilever di “guerra” ai finti influencer che comprano follower per vendersi sul mercato.
A chiudere il cerchio sulla questione arriva ora il “coming out” di Sara Melotti, fotografa e, appunto, influencer [pentita] che svela i retroscena fraudolenti dell’influencer marketing su Instagram. Cose che molti degli addetti ai lavori sanno, o dovrebbero sapere, che messe tutte assieme in fila danno una precisa dimensione del fenomeno.
Nel suo articolo di un paio di giorni fa la Melotti racconta che, oltre al “giochino” follow-unfollow, ancora molto utilizzato, esistono applicazioni e community che spingono in maniera automatizzata, e dunque non organica/naturale, i post dei pseudo-influencer su Instagram.
Ci sono innumerevoli chat di gruppo di engagement con migliaia di membri dove la gente si scambia “mi piace” e commenti per pomparsi l’engagement artificialmente. Ci sono diversi tipi di gruppi: gruppi di nicchia [per esempio di profili di viaggio, o fashion, o fitness etc etc], gruppi virali [dove tutti postano esattamente alla stessa ora cosi da aumentare le possibilita’ di diventare virali] e molti molti altri. Ci sono “giri” di likes e commenti ogni ora.
È possibile comprare sul mercato un profilo con già 100K followers ad una cifra compresa tra i mille e diecimila dollari, così come è possibile acquistare il diventare profilo verificato [quelli con la spunta blu] circa per la stessa cifra.
Esistono poi applicazioni che pompano artificialmente, anche, l’engagement. Uno di questi è Fuelgram, un engagement group automatizzato, praticamente un servizio di bot + un commento pod tutto in uno. Si paga una fee mensile, si da la propria password e si e’ dentro. Fuelgram userà i profili di tutti gli utenti iscritti al servizio per commentare e mettere mi piace alle foto sul tuo profilo e viceversa userà il proprio profilo per fare lo stesso con il loro.
Fuelgroups e Autorounds sono ancora “meglio”: sono gruppi di engagement automatizzati e targhettizati dove “profili grossi”, profili con un elevato numero di follower, danno/ricevono “mi piace” — tramite bot — appena una foto viene postata.
A questi si aggiunge Powerlikes, praticamente doping per i posts: sono “mi piace” che vengono da profili con tantissimi followers [da 50K a oltre 500K – l’engagement proveniente da account grossi e’ quello che può far finire sulla pagina esplora]. I powerlikes “buoni” partono dai $300 ma possono arrivare anche a $1000 al mese. Qui pero’ non è necessario dare la propria password a nessuno, basta pagare la fee mensile e appena si pubblica una foto si riceveranno centinaia di powerlikes che danno “la spinta” al proprio post per diventare virale.
Ed ancora, “servizi di consulenza” che promettono di far crescere la propria presenza su Instagram in brevissimo tempo con piani “personalizzati” che vanno da 24 a 360 dollari di canone mensile, e naturalmente molto altro è disponibile cercando in Rete, o ancora meglio su Telegram, con una lista completa di shout-outs a disposizione, ad esempio.
L’influencer marketing de noantri cresce, e prospera come evidente, perchè i brand, in questo caso accomunati ai newsbrand, sono ancora alla ricerca di volume e non di valore. Per evitare l’influencer marketing de noantri valutate, valutiamo, sempre la qualità e non solo la quantità, come avviene prevalentemente, di follower e fan, ricordandosi che popolarità ed influenza sono due concetti che talvolta possono essere anche molto distanti tra loro. Buon lavoro.