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Dopo il tweet del presidente Trump con le Frecce tricolori, si sono mossi dipartimento di Stato e Casa Bianca in risposta a Cina e Russia

Dopo il tweet del presidente Donald Trump con le Frecce tricolori, il Nessun dorma e il messaggio “Gli Stati Uniti amano l’Italia”, Casa Bianca, dipartimento di Stato e Pentagono si sono mossi in direzione Italia. Obiettivo: respingere l’offensiva di soft e sharp power lanciata dalla Russia e soprattutto dalla Cina, la cui propaganda, come testimoniano gli editoriali sul Global Times, è cambiata negli ultimi giorni passando da “aiutiamo Italia e Spagna abbandonate dall’Unione europea” ad “aiutiamo l’Unione europea abbandonata dagli Stati Uniti”.

Il Consiglio per la sicurezza nazionale, che è parte dell’ufficio esecutivo del presidente, ha twittato in sostegno dell’Italia riprendendo la donazione, partita dalla base tedesca di Ramstein e atterrata nella base Usaf di Aviano, di un sistema medico mobile e fisso in grado di stabilizzare fino a 40 pazienti: “Siamo alla ricerca di opportunità nuove e creative per fornire l’assistenza necessaria”, si legge.

Dal dipartimento di Stato a parlare è invece il segretario Mike Pompeo, lo stesso che alcuni giorni fa in conferenza stampa aveva dichiarato la vicinanza degli Stati Uniti all’Italia ma messo in guardia dalla Cina, precisando anche che “arriverà il giorno in cui valuteremo come il mondo intero ha risposto” all’emergenza e alla propaganda di Pechino. Via Twitter, Pompeo ha sottolineato che “il dipartimento di Stato è orgoglioso di lavorare con gli amici italiani e il Comando europeo degli Stati Uniti per rispondere all’esplosione del coronavirus”.

Anche l’offensiva di Pompeo parte dal sistema medico inviato ad Aviano, un aiuto che ha avuto maggior copertura mediatica negli Stati Uniti (nonostante le resistenze del popolo americano spaventato da ciò che sta accadendo in Europa e da alcuni giorni anche sul suolo americano) che in Italia, dove i giornali sono sembrati in questi giorni più preoccupati di fare da grancassa alla propaganda russa e cinese.

Di aiuti all’Italia – dagli Stati Uniti e non – ha parlato alcuni giorni fa anche Morgan Ortagus, portavoce del dipartimento di Stato, in un’intervista a Sky TG24 ripresa anche da Formiche.net: “Quando tutto questo sarà finito farò una vacanza in Italia, io d’altronde guido una macchina italiana e mio marito parla italiano”, ha spiegato sottolineando di aver parlato con l’ambasciatore italiano a Washington Armando Varricchio. Quanto a Pechino, Ortagus ha spiegato che “sì, la Cina deve fornire aiuto, e spegnere questo incendio. Non sarà l’ultima pandemia, dobbiamo studiare come nascano per evitare che ci siano nuove pandemie”. Infine, la stoccata a Pechino: “Noi accogliamo sempre gli aiuti di Paesi ad altri Paesi, d’altronde la Cina è l’origine dell’epidemia e deve assumersi le proprie responsabilità”.

Lo sforzo comunicativo di Washington – per il quale molto si è speso l’ambasciatore a Roma Lewis Eisenberg – sembra essere stato poco colto in Italia a livello sia istituzionale sia mediatico. L’articolo di oggi del Financial Times che sottolinea gli aiuti russi in Italia ha messo in imbarazzo il mondo atlantico impegnato in sforzi di soft power. Ed è forse anche per questo che nelle prossime ore ci si aspetta un ulteriore segnale forte del Pentagono, dice chi conosce bene come vanno le cose a Washington.

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