Ancora una polemica tra due giovanissime creator. Questa volta al centro dell’attenzione sono Roberta Zacchero, ex partecipante de “Il Collegio”, su Rai 2, e Giada Scognamillo. Il caso vede svelato un retroscena inaspettato e pone l’accento su un tema delicato: la distanza tra l’immagine curata che si mostra sui social e la realtà, spesso più complessa e contraddittoria.
Giada Scognamillo ha puntato il dito contro Roberta Zacchero, accusandola di comportamenti incoerenti tra la vita online e quella reale, in poche parole, snobismo e strafottenza. Roberta Zacchero, in risposta, ha messo in discussione la sincerità di alcuni contenuti della collega, insinuando che avesse finto disturbi alimentari per attirare l’attenzione e aumentare la propria popolarità.
L’episodio solleva interrogativi sulla natura stessa della figura dell’influencer e sull’immagine che questi personaggi costruiscono di sé sui social media. La vita online, spesso, è una rappresentazione idealizzata della realtà, dove tutto sembra perfetto e senza sbavature. Tuttavia, dietro questa facciata curata, si nascondono spesso fragilità, insicurezze e conflitti interiori.
La scelta di utilizzare temi delicati come i disturbi alimentari per aumentare l’engagement è una pratica pericolosa e oggettivamente censurabile a prescindere. Può portare a conseguenze negative sia per chi la mette in atto che per il pubblico. Da un lato, chi finge di soffrire di un disturbo alimentare rischia di banalizzare una malattia seria e ferire le persone che ne sono realmente affette. Dall’altro, chi consuma questi contenuti può sviluppare un’immagine distorta della realtà e sentirsi in colpa o inadeguato se non corrisponde agli standard di bellezza e perfezione proposti.
In un mondo sempre più connesso, è fondamentale che gli influencer assumano un ruolo di responsabilità e promuovano valori positivi. La trasparenza e l’autenticità sono elementi chiave per costruire una relazione solida con il proprio pubblico. È importante che gli influencer mostrino anche i loro lati meno perfetti e che ammettano di commettere errori.
Le polemiche tra creator possono degenerare in vere e proprie campagne di cyberbullismo, con conseguenze devastanti per le persone coinvolte. Continuo a ricordare quanto sia fondamentale che le piattaforme social adottino misure più efficaci per contrastare l’hate speech e proteggere gli utenti da comportamenti aggressivi.
Il caso delle due creator ci ricorda che i social media sono uno strumento potente che può essere utilizzato sia per il bene che per il male. È importante essere consapevoli dei meccanismi che governano questi ambienti e di non farsi ingannare dalle apparenze.