DATAGATE: UN GIGANTE DAI PIEDI DI ARGILLA?
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Mentre il gigante di Menlo Park pare navigare a vista attraversando uno dei “giorni più lunghi” dei suoi primi 14 anni di esistenza, con una perdita secca in borsa che ha sfiorato l’8%, gli analisti internazionali iniziano a interrogarsi sull’effettiva capacità del management di Facebook di gestire quella che sta prendendo – ad ogni nuova mezz’ora – i contorni di una vera e propria crisi reputazionale senza precedenti, crisi peraltro – incedibile a dirsi – come vedremo da tempo “annunciata”. Un breve riepilogo dei fatti:
La gestione di questa crisi reputazionale, senza precedenti per Facebook, ha violato per interminabili giorni i più elementari principi del crisis management e della crisis communication – dalla anticipata previsione di scenario, alla necessità di assumersi le proprie responsabilità, al coinvolgimento del CEO in prima persona a fini di rassicurazione del mercato, e molto altro – come appare chiaro analizzando pur sinteticamente quanto segue:
Lanny Davis, crisis manager e consigliere di Clinton per alcuni anni durante la sua Presidenza, commenta:
“Zuckerberg ci ha messo così tanto a parlare perché di fronte allo scandalo ha pensato fosse opportuno ‘non nutrire la bestia’, non dare materiale ai giornalisti, nella speranza – del tutto vana – che il problema si risolvesse da solo. E’ una cosa già vista in altri casi, e non c’è niente di più sbagliato”.
Nel frattempo, i commenti negli hotel per ricchi nerd attorno a Menlo Park si sprecano:
“Nelle Sue dichiarazioni Mark non ha mai pronunciato la parola ‘azienda’ o ‘pubblicità’, ma sempre solo la parola ‘community’: forse è convinto di essere ancora all’Università di Harvard…?”.
Prima nessuno nella Silicon Valley aveva il coraggio di criticare la compagnia, riporta un cronista, ora la gente parla:
“Le persone si conoscono, si sposano, fanno figli sulla piattaforma, e Zuckerberg è per tutti una specie di amico. Ora il mondo intero si sente tradito: l’amico e il CEO senza scrupoli sono due posizioni in contrasto, gli è andata bene fino ad oggi, ma il muro si è rotto, e nel futuro gli sarà impossibile ricoprirle entrambe”.
Più possibilista – e nel contempo illuminante nella sua semplicità – il commento di una mamma intervistata nei dintorni del quartier generale di Facebook mentre accompagnava il figlio a visitare un campus universitario:
“Sa qual è il paradosso di questo scandalo? Che la gente è offesa dal comportamento di Zuckerberg, critica, si indigna e promette boicottaggi. Ma dove lo fa? Su Facebook, ovviamente, perché semplicemente non c’è alternativa”