Il mondo dei social media, sempre più spesso, si intreccia con quello della psicologia. Influencer e creator, attratti dalla possibilità di offrire contenuti originali e coinvolgenti, si cimentano in analisi e interpretazioni della personalità, spesso avvalendosi di temi contenuti e terminologie proprie degli specialisti dell’ambito della salute mentale. Tuttavia, quando queste analisi superano i limiti dell’intrattenimento e si presentano come vere e proprie diagnosi, si sollevano inevitabili dubbi sulla professionalità e l’etica di chi le propone.
Un caso recente ha visto coinvolta una creator, Maria Beatrice Alonzi che ha duramente criticato una collega influencer, Alisha Griffanti, in arte “La Diva del Tubo”, per aver fornito interpretazioni psicologiche sui concorrenti di un reality show. La polemica ha preso una piega inaspettata quando è emerso che la stessa creator, pur non essendo una psicologa, offriva servizi di consulenza psicologica e organizzava corsi sulla respirazione guidata per avere “maggiori benefici economici” ( ! )
Questo episodio evidenzia il confine labile che esiste tra l’intrattenimento e la professione. Sui social media, chiunque può presentarsi come esperto di qualsiasi argomento, senza necessariamente possedere le competenze necessarie. Un fenomeno che se da un lato arricchisce il dibattito pubblico, dall’altro espone gli utenti a contenuti potenzialmente fuorvianti e dannosi.
Le autodiagnosi e le interpretazioni psicologiche non professionali possono avere conseguenze negative sulla salute mentale delle persone. Affidarsi a contenuti che non hanno alcuna base scientifica può portare a un’errata comprensione dei propri problemi e a ritardi nel cercare un aiuto adeguato.
Gli influencer hanno ormai un ruolo sociale importante e la loro opinione può influenzare le scelte e i comportamenti dei propri follower. Per questo motivo, è fondamentale che utilizzino i loro canali con responsabilità e che si astengano dal fornire informazioni che potrebbero essere dannose per gli altri.
Per tutelare gli utenti e garantire la qualità dei contenuti online, è necessario riflettere sulla necessità di una regolamentazione più stringente. Le piattaforme social dovrebbero adottare misure più efficaci per contrastare la diffusione di fake news e di informazioni false o fuorvianti, soprattutto quando si tratta di temi delicati come la salute mentale.
Il caso della “psicologa improvvisata” ci ricorda l’importanza di essere critici nei confronti dei contenuti che consumiamo online e di affidarci a fonti attendibili. La psicologia è una disciplina complessa che richiede anni di studio e formazione. Ridurla a semplici formule o stereotipi è un grave errore che può avere conseguenze negative sulla salute mentale delle persone.