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Sfidare gli stereotipi, allontanare i pregiudizi e favorire il dialogo. Quante volte sarà capitato di giudicare una persona a prima vista? Sicuramente moltissime. Ad avvallare la teoria che un libro non si giudica dalla copertina ci pensa la Human Library di Copenhagen in Danimarca, ovvero la biblioteca vivente, un luogo in cui le persone si trasformano in libri.

Creata da Ronni Abergel assieme a un gruppo di giovani attivisti, essa apparentemente sembra una comune biblioteca con bibliotecari e cataloghi, la differenza sta nel fatto che per leggere i libri non bisogna sfogliare le pagine, ma iniziare una conversazione di circa 30 minuti con una persona in carne e ossa.

In pratica ogni lettore sceglie un libro vivente in base ai titoli che sintetizzano la sua storia. C’è per esempio “il ragazzo gay”, “il senzatetto”, “il nudista”, “la donna islamica”, brevi frasi che hanno lo scopo di incuriosire suscitando diverse reazioni.

Da dove nasce l’idea di “una biblioteca umana”

L’Human Library è nata nel 2000 ma l’idea è stata esportata in circa 70 Paesi sparsi in tutto il mondo, perché appunto considerata vincente per abbattere la diffidenza, favorire il dialogo e la socializzazione.

Sul sito è possibile leggere alcune storie dei libri viventi:

Io vivo per le strade. Io vivo giorno per giorno e non ho alcun tetto sopra la mia testa. Nessun bagno da visitare, nessuna cucina per fare un caffè. Possiedo molto poco, io sono senza casa, scrive il senzatetto.

Alcune persone pensano che sia pericoloso avvicinarsi a me e toccarmi. Questo è il motivo per cui l’ho tenuto segreto per molti anni. Quando le persone hanno paura di avvicinarsi a me, mi fa più male della malattia, dice la ragazza malata di Hiv.

Voglio aiutare annullare la paura di parlare di questo problema a cielo aperto. Se condividendo le mie esperienze come un libro aperto posso in qualche modo aiutare gli altri a capire meglio il tabù, spiega la ragazza vittima di molestie sessuali.

I libri viventi sono tutte persone che hanno la consapevolezza di essere legate stereotipi e pregiudizi ma sono anche uomini e donne desiderosi di scardinarli raccontando la propria esperienza di vitaDal 2003, l’Human Library è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come buona prassi perché all’intolleranza risponde con la comprensione.

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