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Visita a uno dei centri distributivi più evoluti del colosso americano. Brady: «Abbiamo messo a punto un gilet attrezzato con sensori che, una volta indossato, fa sì che gli scaffali si muovano tenendo una distanza di sicurezza dal lavoratore»

Il custode dell’algoritmo si chiama Tye Brady, 49 anni e per 15 ha lavorato allo sviluppo di razzi spaziali autoguidati. Dal 2015 in Amazon, Brady si adopera per accrescere la prima ricchezza del colosso dell’e-commerce: l’algoritmo che permette di perfezionare lo smistamento delle merci. In Italia il gruppo di Jeff Bezos — 750 miliardi di euro di capitalizzazione, l’intera Borsa italiana ne cuba 700 — fece discutere quando si parlò di un braccialetto che avrebbe potuto guidare i dipendenti con le sue vibrazioni. Ora il braccialetto è superato. Una nuova tecnologia presto potrebbe arrivare anche in Italia.
«Le merci vengono scannerizzate e riposte negli scaffali. La novità è che, dopo la scannerizzazione, un proiettore segnalerà con una luce rossa i vani dove l’articolo non deve essere messo. Una telecamera registrerà lo smistamento e segnalerà eventuali disposizioni errate per poter intervenire successivamente».

Quando arriverà in Italia? E dove? Nel nostro Paese l’uso delle telecamere nei luoghi di lavoro ha bisogno di un’autorizzazione… «Questa tecnologia potrà essere implementata nei centri dotati di tecnologia automatizzata di Passo Corese (Rieti) e in quello che aprirà l’anno prossimo a Torrazza, in Piemonte. In ogni caso non prima di avere ottenuto le autorizzazioni necessarie»

Quando diventerà economicamente vantaggioso affidare anche il lavoro di stoccaggio ai robot? «I robot non sono in concorrenza con l’uomo. Anche la lavatrice o la lavastoviglie sono robot. Ma non hanno eliminato il lavoro casalingo».

Le macchine dettano i ritmi del lavoro. Il sindacato in Italia vorrebbe “contrattare” l’algoritmo. Voi cosa rispondete? «Noi siamo concentrati sul fornire il miglior servizio al consumatore. E per ottenere questo è necessario avere collaboratori motivati e soddisfatti. Il nostri dipendenti contribuiscono a migliorare il servizio con le loro proposte. I dati che accumuliamo sul lavoro non ci servono ad altro che a soddisfare i clienti e a generare ricchezza».

L’algoritmo è costantemente implementato? «Sì certo. Ma con delle pause. Nelle fasi di picco con Natale e Black friday, no».

A che cosa sta lavorando ora? Quale è il suo più urgente obiettivo? «Sviluppare collaborazioni con le università. Comunque c’è anche un’altra tecnologia che a breve diventerà operativa».

Di che si tratta? «Come vede nei nostri centri più evoluti come questo di Baltimora (in Italia Rieti, ndr) non è il lavoratore a cercare gli articoli da preparare. Sono gli scaffali ad andare da lui. Abbiamo messo a punto un gilet attrezzato con sensori che, una volta indossato, fa sì che gli scaffali si muovano tenendo una distanza di sicurezza dal lavoratore».

Le tecnologie sviluppate qui devono essere adattatate ai centro logistici europei? «Si. Per questo abbiamo staff di ingegneri in Europa».

Come vede il futuro del lavoro? «Una sinfonia di uomini e macchine che lavorano assieme. Ma il futuro è già qui».

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